La genesi dell’idea

“La folla non era una folla, ma una piccola platea di ragazzi affamati di vita. La loro felicità fu immensa. Sembravano trasformati, dopo il mio “allenamento” finì e tornai da loro. (…) Finché un ragazzo venne da me e mi fece la domanda più importante. “Mi fai provare?”. Lo presi in braccio. Accesi la moto e con lui fra me e il manubrio feci un giro nei campi. Lui urlava, rideva, piangeva. Era impazzito. Quando ci fermammo aveva il volto trasfigurato, rideva e si scompisciava, saltava e diceva che era la cosa più bella della sua vita” (Cit. Vanni Oddera).

È così nato un nuovo “servizio” a supporto delle persone con disabilità: la mototerapia, che da semplice sperimentazione in un contesto privato, si è sempre più allargata fino a coinvolgere centinaia di persone, strutturandosi in eventi aperti al pubblico. In aggiunta, col passare del tempo gli eventi di mototerapia sono approdati negli ospedali e nei reparti pediatrici degli stessi.

Contesto di riferimento: bambini in ospedale e umanizzazione dei reparti pediatrici

Prendersi carico dei bisogni della persona equivale a considerare centrali sia gli aspetti medico-riabilitativi sia quelli psicologici, pratici e relazionali. Queste considerazioni sono ancora più veritiere quando la persona è ricoverata in ospedale, un luogo spesso associato a immagini di dolore e tristezza, nel quale il malato è considerato mero portatore di una patologia da curare. 

Ogni anno in Italia, circa 200 mila bambini nella fascia di età dai 0 ai 17 anni sono ricoverati in un ospedale, dove trascorrono un periodo di degenza medio tra i 3 e i 6 giorni. Quando il bambino è ricoverato in ospedale spesso si trova in un ambiente sconosciuto e a lui estraneo, privato dei principali riferimenti affettivi e delle figure adulte di riferimento. Di frequente, i bambini ospedalizzati vengono considerati dal personale medico-sanitario come dei semplici pazienti affetti da una patologia da curare, perdendo di vista i loro bisogni psicologici, pratici e relazionali che emergono e si sviluppano durante la malattia, il ricovero in ospedale, il ritorno a casa. Questi bisogni sollecitano le strutture sanitarie ad offrire ai loro pazienti risposte che superano il confine delle terapie e spostano in avanti la frontiera dell’approccio al paziente. Dopo un lungo dibattito nella cultura e nella professione medica sui bisogni dei malati, a partire dagli anni Duemila si è pervenuti a iniziative ufficiali a livello nazionale e regionale, quale, ad esempio, la Commissione voluta dall’allora Ministro Veronesi nel 2000 per l’elaborazione di un nuovo modello di ospedale. La Commissione arrivò a stabilire che:

“Il nuovo ospedale deve diventare … luogo a misura d’uomo, centrato sulla persona e sulle sue esigenze, … dell’accoglienza e della serenità dell’affidarsi”

Il progetto FreestyleHospital è pensato per avere un impatto per quanto riguarda:

  • Customer Satisfaction: attraverso il progetto FreestyleHospital si vuole migliorare la soddisfazione dei bambini ricoverati e dei care-giver di riferimento, contribuendo a migliorare al contempo la qualità di vita e della degenza in ospedale;
  • Supporto a pazienti e familiari: una maggiore umanizzazione dei percorsi di cura significa contribuire al sostegno psicologico sia dei pazienti sia dei genitori; in aggiunta le iniziative e i momenti dedicati alla mototerapia coinvolgono non solo i pazienti e i loro care-giver, ma anche il personale dell’ospedale in un’ottica di team building e di promozione del volontariato interno;
  • Promozione di eventi pubblici, pubblicizzazione di esperienze.

Obiettivi

  1. Gli obiettivi sui beneficiari diretti

Breve termine:

  1. far sperimentare ai bambini ospedalizzati un’esperienza nuova, adrenalinica e di autonomia fuori dal consueto ambiente di vita ospedaliera; offrire un’esperienza di divertimento e di sollievo al bambino ricoverato e alla sua famiglia, che sia il meno limitata possibile dagli effetti della condizione legata alla disabilità;
  2. permettere allo staff medico e infermieristico presente un’osservazione diretta dei propri utenti in un contesto informale e all’interno di nuove attività;
  3. permettere ai genitori e/o ai caregiver di riferimento di guardare il proprio figlio/utente non come malato ma come bambino che desidera divertirsi, scoprire il mondo e sperimentarsi in nuove emozioni;
  4. permettere la creazione di nuove relazioni e di una rete solidale tra i minori ospiti dell’ospedale e i loro genitori e caregiver di riferimento;
  5. sostenere, orientare e arricchire la componente emotiva/affettiva, la componente cognitiva, relazionale e sociale dei bambini e dei genitori/care-giver;
  6. promuovere la partecipazione dei genitori e della famiglia alla costruzione di una immagine positiva del figlio ospedalizzato, al fine di costruire un progetto di vita che sia quanto più possibile articolato, ricco, gratificante;
  7. far leva sulle potenzialità educative dello sport e fornire ai bambini strumenti e occasioni di potenziamento di sé;
  8. attraverso esperienze adrenaliniche si vuole far percepire ai bambini ospedalizzati il proprio corpo, poiché tali circostanze favoriscono il contatto con quest’ultimo.

 

Medio/lungo termine:

  1. consentire il consolidamento dell’esperienza fatta e delle autonomie acquisite nei bambini ospedalizzati;
  2. promuovere un cambiamento nella rappresentazione sociale del concetto di riabilitazione, intesa non solo come recupero di abilità psicofisiche ma come benessere derivato dal rapporto con gli altri e dal divertimento;
  3. un altro obiettivo è quello di accendere dentro ai bambini quell’energia vitale che la malattia può togliere. Essenziale per il raggiungimento di questo obiettivo è il clima che viene creato attorno ai bambini in tutti i momenti della giornata. Questo clima è fatto di giocosità, allegria, disponibilità, divertimento, accoglienza, scherzo, colori, musica, serenità, gioia, amore vero;
  4. generare un impatto sociale in termini di aumento del livello di benessere psicologico e di adattamento sociale dei bambini e delle famiglie;
  5. fornire alla famiglia un supporto psicologico e rinforzare i legami tra i componenti del nucleo familiare e tra le famiglie che hanno vissuto l’esperienza della mototerapia, così da permettere lo stabilizzarsi di reti informali che possano condividere fatiche e preoccupazioni anche una volta tornati a casa;
  6. coinvolgere l’intero nucleo familiare nelle attività di mototerapia;
  7. favorire il formarsi di gruppi di auto-aiuto e di solidarietà reciproca tra le famiglie dei bambini ricoverati.

 

  1. Gli obiettivi sugli ospedali

Breve e medio termine:

  1. contribuire a umanizzare i reparti pediatrici, contribuendo a creare un ambiente pieno di svaghi, divertente, facilitante e rilassante, che porti il bambino a situazioni di divertimento e serenità;
  2. offrire situazioni di solidarietà al bambino sia con i suoi compagni che con lo staff medico-sanitario;

Lungo termine:

  1. creare un passa-parola tra gli ospedali sull’efficacia della mototerapia in modo da diffondere l’iniziativa e coinvolgere un numero via via crescente di ospedali;
  2. coinvolgimento dei dipendenti in qualità di volontari;
  3. realizzare analisi di clima interno: il “clima organizzativo” rappresenta lo stato di “salute lavorativa” di un determinato ambiente, così come percepito da parte delle persone che in esso operano. Molteplici studi hanno infatti dimostrato che il volontariato aziendale contribuisce a migliorare il clima interno, influenzando positivamente l’andamento delle attività aziendali e i comportamenti delle persone, creando un circolo benefico e accrescendo la motivazione dei dipendenti;
  4. favorire attività di raccolta fondi negli ospedali in un’ottica di sostenibilità e replicabilità delle iniziative di mototerapia;
  5. favorire lo sviluppo negli ospedali di terapie complementari.
  1. Gli obiettivi per il Gruppo Allianz
  2. coinvolgimento costante dei dipendenti del Gruppo in qualità di volontari

Metodologia

La mototerapia è una modalità di intervento nata dall’intuizione del freestyle motocross rider Vanni Oddera che da campione di evoluzioni con la moto ha scelto di donare la propria passione per aiutare gli altri attraverso giornate gratuite, in giro per il mondo, per regalare momenti di gioia a persone e bambini disabili, persone ospedalizzate e bambini emoncologici. Grazie alla mototerapia anche i bambini con disabilità e/o affetti da una malattia possono provare l’emozione di salire in sella a una moto, vivere l’adrenalina dello sport e acquisire capacità fisiche, affettive, cognitive e sociali. Non solo invitare nel “park” i ragazzi, ma portare il “park” da loro e fargli trascorrere una giornata sotto le rampe del freestyle motocross con il cuore che pompa emozioni, per poi salire in sella e farsi un giro da protagonisti tutto questo è la mototerapia.

La ricerca: non solo uno spettacolo

Recentemente, alcuni studi (Brymer & MacKenzie, 2015) hanno sottolineato la relazione tra la pratica di questi sport, come ad esempio il freestyle motocross, e il miglioramento della salute e del benessere psicologico generale.

Nello specifico, considerando gli studi su studenti, tra i benefici più riconosciuti si evidenziano:  

  • Cambiamenti nella conta dei linfociti e neutrofili
  • Soddisfazione dei bisogni psicologici di autonomia, competenza e relazione
  • Opportunità di potersi mettere alla prova
  • Opportunità di provare emozioni intense aumentando il proprio senso di autoefficacia.

I benefici della pratica sportiva estrema sembrano essere maggiori nella popolazione disabile piuttosto che nella popolazione normodotata, in particolare nei bambini. L’evoluzione del concetto di disabilità e la progressiva introduzione di termini che valorizzano la persona, e non enfatizzano la sua patologia, costituiscono la base fondamentale che ha permesso ai soggetti con deficit di entrare a far parte di realtà sociali prima riservate solo ai non disabili, come, per esempio, quella dello sport estremo. Per alcune patologie infantili (ADHD; ipertensione arteriosa) alcuni sport estremi come il motocross non solo sono praticabili, ma sono addirittura consigliati da pediatri e psicologi.

Oltre ai benefici sopra citati alcuni studi (Yazicioglu et al., 2012) riportano un miglioramento della qualità di vita, riduzione dello stress, sia nei bambini, sia nella famiglia e un miglioramento nella percezione della propria salute fisica e della propria immagine corporea anche per bambini e ragazzi che hanno subito amputazioni (Wetterhahn et al., 2002).

Se vuoi approfondire l’argomento, scarica l’Executive Summary del progetto e la Sintesi Teorica della ricerca, qui sotto:

Allianz Umana Mente